Il gatto domestico (Felis catus Linnaeus, 1758[1] o Felis silvestris catus Linnaeus, 1758) è un piccolo mammifero carnivoro appartenente alla famiglia dei felidi.
Dall’indole essenzialmente territoriale e crepuscolare, il gatto è un predatore di piccoli animali, specialmente roditori[senza fonte]. Per comunicare utilizza vari vocalizzi (più di sedici), le fusa, le posizioni del corpo e i feromoni. Prevalentemente domestico, il gatto può essere addestrato ad accettare istruzioni semplici e può imparare da solo a manipolare svariati meccanismi, anche complessi, tra cui le maniglie delle porte o le chiusure delle gabbie.
È il felino con il più vasto areale nel mondo e con la popolazione più numerosa, protagonista anche di fenomeni di inselvatichimento così ampi da determinarne l'inclusione nella lista delle cento specie invasive più dannose da parte dell'Unione internazionale per la conservazione della natura.[2]
Si possono contare una cinquantina di razze differenti, riconosciute con certificazioni.
Il nome italiano gatto deriva dal latino medievale gattus (VIII sec.), latino tardo cattus (IV sec.), classico catta (Marziale, c. 75 d.C.)[3] di origine incerta, probabilmente dal proto-germanico *kattuz[4][5], che soppiantò fēlēs in tutta la Romània (ma non nel rumeno,[6] dove si usa pisică, e nel sardo, dove insieme a battu è egualmente utilizzato pisitu) e da questo deriva l'italiano gatto. Dal termine tardolatino derivano anche le parole corrispondenti celtiche (cfr. irl. cat, gall. cath, bret. kaz) e slave (cfr. antico slavo ecclesiastico котъка kotŭka, bulg. котка kotka, russo кот kot, croato mačak), nonché il lituano kate e il finlandese katti[3] e il greco moderno γάτο.
La temperatura corporea del gatto oscilla fra i 38 e i 38,5 °C; la frequenza respiratoria normale è di 10/20 respiri al minuto e quella cardiaca di 110/140 battiti al minuto.
Il suo corpo è molto agile, flessibile e massiccio, tale da consentirgli di camminare molto silenziosamente e di spiccare grandi salti; le sue unghie retrattili (più precisamente protrattili, dato che nella condizione ordinaria di riposo si trovano nascoste e sono estratte solo all'occorrenza) gli permettono di arrampicarsi e di afferrare con grande agilità. Lo scheletro è formato da 250 ossa. Le vertebre del collo sono corte e la colonna vertebrale molto mobile. La clavicola dei gatti, come per tutti i felini, è piccola e collegata allo sterno unicamente da un legamento; ciò conferisce una grande mobilità visto che le spalle possono muoversi indipendentemente. Le vertebre caudali prolungano la colonna e il loro numero è variabile in funzione della razza.
La coda ha un ruolo importante nel mantenimento dell'equilibrio. Le zampe anteriori terminano con cinque dita fornite di artigli protrattili, formati da cheratina, ma solo quattro di essi toccano il suolo, visto che il quinto dito, detto "sperone", resta di fianco. Esistono comunque casi di polidattilia felina in cui il gatto risulta avere sei o addirittura sette dita per zampa. Le zampe posteriori, più lunghe di quelle anteriori, terminano con quattro dita fornite anch'esse di artigli protrattili. I cuscinetti sono costituiti da membrane elastiche che gli conferiscono un'andatura silenziosa. Sotto le zampe, come nel muso e sopra gli occhi sono anche presenti le "vibrisse" che hanno la funzione di controllare l'equilibrio del felino. I muscoli dorsali sono molto flessibili e quelli delle zampe posteriori molto potenti.
Queste specifiche conferiscono all'animale una grande agilità e un'ampiezza quando salta: può saltare a un'altezza cinque volte superiore alla sua statura. Nella corsa può raggiungere i 50 km/h e percorrere 100 m in sette secondi, ma non è un corridore di lunghe distanze e si stanca molto velocemente.[7] Contrariamente a quello che generalmente si pensa, tutti i gatti sanno nuotare molto bene ma esitano a gettarsi in acqua, se costretti. Un gatto pesa in media tra i 2,5 e i 4,5 kg e misura da 46 a 51 cm senza la coda che misura dai 20 ai 25 cm.
Come tutti i carnivori, l'ultimo premolare superiore e il primo molare inferiore formano i cosiddetti "ferini". Questi permettono ai gatti di strappare il cibo, grazie ai potenti muscoli fissati alle pareti laterali del suo cranio, inghiottendo senza masticare. La mandibola del gatto è fatta in modo che, pur consentendo unicamente una masticazione verticale, ha il vantaggio di permettere un effetto a forbice. L'osso ioideo è ossificato internamente: ciò permette al gatto di fare le fusa, ma non di ruggire. Contrariamente all'uomo, il gatto mastica poco e il processo di digestione comincia nello stomaco e non in bocca.
Lo stomaco del gatto è piccolo (circa 300 ml), ma possiede un'acidità molto elevata che è utile anche come mezzo di prevenzione delle infezioni digestive.[8] I suoi reni sono così efficienti da consentirgli di sopravvivere a una dieta basata solo su carne, senza ulteriore acqua, o da permettere di idratarsi anche bevendo acqua di mare.[9]
Il suo intestino piuttosto corto (circa un metro per l'intestino tenue e da 20 a 40 cm per il colon) è tipico dei cacciatori di piccole prede. Queste dimensioni spiegano perché il gatto deve mangiare frequentemente, ma in piccole quantità (tra i dieci e i sedici pasti).[10] Il sistema digestivo del gatto è anche poco adatto alla varietà alimentare, che gli può causare diarree e vomiti. Infine, il transito degli alimenti nel sistema digestivo dei gatti è rapido, tra le dodici e le quattordici ore.[8]
La colorazione differenziale della sua pelliccia dipende dall'inattivazione selettiva del cromosoma X nelle sue cellule, che portano alleli diversi per il colore del pelo. La sordità, ad esempio, è una malattia molto comune nei gatti bianchi a causa di una predisposizione genetica (gene W). I gatti bianchi più colpiti sono generalmente quelli con gli occhi azzurri, sempre a motivo dello stesso gene W.[11] Il colore del pelo è molto vario in funzione delle razze: si va dalle razze a pelo lungo fino a razze quasi del tutto senza pelo come lo sphynx.
Probabilmente in origine il pelo era di colore grigio-marrone tigrato adatto alla mimetizzazione durante la caccia.
La pelliccia del gatto è composta da peli lunghi che coprono la superficie esterna e da peli corti sotto. Questo permette un buon isolamento termico. Il manto di un gatto è composto da più colori che formano diversi motivi. Certi esemplari hanno delle grandi macchie mentre altri delle striature o delle macchie più piccole. Il colore del pelo di un gatto può avere tre tinte (nero, bianco, rosso), più o meno diluite o scure. Il maschio per delle ragioni genetiche può assumere solo uno o due colori alla volta, salvo le rare eccezioni dei maschi calico e tartaruga, geneticamente sterili. Di tali razze, quindi, solo le femmine possono portare tre colori.
Il gatto impiega molto tempo nella pulizia del suo pelo perché questo è molto importante per regolare la sua temperatura corporea. La sua lingua è coperta da piccole papille che la rendono molto ruvida, e gli permettono di snodare il pelo durante la sua toelettatura (salvo casi particolari, i gatti si puliscono ogni giorno). Avendo un elevato rapporto fra superficie epidermica e peso, il rischio di dispersione termica è grande. Se il pelo fosse in disordine o sporco, le caratteristiche isolanti sarebbero meno efficaci. Inoltre in estate, il fatto di bagnare la pelliccia provoca un raffreddamento grazie all'evaporazione della saliva. I gatti perdono il pelo all'inizio della stagione estiva per effetto della muta.
Predatore crepuscolare, il gatto possiede dei sensi molto sviluppati, in particolare l'udito e l'olfatto. Percepisce il mondo diversamente dagli esseri umani; è forse per questo che gli vengono associati "poteri soprannaturali". Esistono diverse storie che raccontano come dei gatti abbiano percepito in anticipo terremoti o altre catastrofi, scappando prima del fenomeno. La spiegazione è probabilmente legata alla percezione di frequenze che non sono udibili dagli esseri umani; è infatti in grado di percepire sia gli infrasuoni che gli ultrasuoni. Non è tuttora chiaro attraverso quali meccanismi i gatti riescano a ritrovare la strada di casa dopo essere stati posti in luoghi sconosciuti distanti centinaia di chilometri[12].
Il gatto riesce a vedere in condizione di scarsissima luminosità grazie al tapetum lucidum. Come l'uomo, il gatto ha una visione binoculare che consente di percepire le distanze. Tuttavia, di giorno la sua vista è meno efficiente, anche se il gatto coglie comunque bene i movimenti, distinguendo, al contrario, con difficoltà i dettagli degli oggetti. L'acuità visiva di un gatto si attesta da 6/30 a 6/60, ovvero un gatto vede un oggetto a 6 metri di distanza come un occhio umano può vederlo a 30-60 metri. Sembra che i gatti siano miopi, il che significa che non possono vedere oggetti molto distanti da loro.
È stata per lungo tempo controversa la capacità da parte del gatto di percepire i colori, ma recenti studi hanno dimostrato la capacità cromatica dell'occhio felino. Tuttavia, in alcuni casi emergerebbe un certo daltonismo, per cui diversi gatti confonderebbero il bianco con il giallo, nonché il rosso con il verde.[13] Pare però che riescano a vedere gli ultravioletti.[14]
Come molti predatori anche il gatto ha un udito molto fine grazie alla capacità di orientare i padiglioni auricolari che isolano la fonte sonora interessata dai rumori ambientali rendendo possibile l'individuazione della sorgente.
Tra i mammiferi, l'ampiezza dell'audiogramma del gatto è notevole e arriva fino ai 50 000 Hz (mentre l'orecchio umano è limitato a 20 000)[15]. La maggiore sensibilità alle alte frequenze lo favorisce nella caccia ai roditori che emettono tipiche alte frequenze.[16] La maggioranza dei gatti bianchi (più del 60%) è sordo da una o da entrambe le orecchie.
È stato dimostrato che l'allele W, all'origine del colore del pelo, è direttamente responsabile di una degenerazione dell'orecchio interno che provoca la sordità. Il gatto nasce normale, ma dopo una settimana il suo orecchio, invece di svilupparsi, subisce delle alterazioni progressive. La degenerazione si completa dopo tre settimane.
Il gatto possiede 200 milioni di terminazioni olfattive, molte di più rispetto al cane, che ne ha da ottanta a cento milioni a seconda della razza, e all'essere umano, che ne ha cinque milioni. Esse sono specializzate nell'individuazione del cibo; in effetti, ha una sensibilità a vari composti azotati, consentendo all'animale di stabilire, con grande sensibilità, se il pasto è rancido e andato a male. Mentre il cane azzanna il boccone che gli viene dato, il gatto lo ispeziona annusandolo. L'organo di Jacobson è in grado di rilevare sensazioni sia olfattive sia gustative: esso ha lo specifico scopo di trasmettere gli stimoli sensitivi ai centri sessuali del cervello. L'olfatto è importante anche nella vita sessuale: il maschio riesce a percepire l'odore della femmina a centinaia di metri di distanza.
Ha un senso del gusto molto sviluppato grazie al quale può percepire una minima variazione nel sapore dell'acqua. Il gatto percepisce poco i sapori dolci.[17] Analogamente al cane, il gatto ha la maggior parte delle papille gustative sulla punta e sui bordi della lingua;[18] questo gli permette di ingurgitare direttamente i bocconi. Le papille gustative del gatto hanno la forma di microscopici uncini (rivolti verso l'interno) che facilitano le pulizia del pelo.[19]
Anche il suo senso del tatto è ben sviluppato. I suoi baffi, chiamati vibrisse, gli permettono di percepire piccole variazioni nella pressione dell'aria e ostacoli. È anche grazie a essi che riesce a orientarsi nel buio più assoluto e a percepire le dimensioni dei piccoli spazi. Possiede delle vibrisse anche sotto le zampe, sotto al mento e alle sopracciglia. I cuscinetti sotto le zampe (detti anche "gommini") sono molto sensibili alle vibrazioni e la sua pelle è coperta di cellule tattili estremamente sensibili.
Il suo sistema vestibolare è particolarmente sviluppato e gli conferisce un buon senso dell'equilibrio. Ciò spiega la sua particolare capacità di rigirarsi durante una caduta per atterrare sulle zampe. Se un gatto cade anche da pochi centimetri dal suolo ed è girato di schiena, può rigirarsi ruotando dapprima la testa in direzione del suolo, poi le zampe anteriori e infine quelle posteriori.[20] Il gatto si ritrova allora con il ventre verso terra e assume una posizione che ricorda quella degli scoiattoli volanti. Non sempre questa manovra riesce però a salvargli la vita.[21]
Il gatto è essenzialmente carnivoro. Il suo organismo necessita della taurina, un derivato degli amminoacidi che non sintetizza autonomamente, ma che ritrova nella carne. Un gatto che non assimila una dose sufficiente di taurina svilupperà sintomi di disturbi oculari e cardiaci, un deficit immunitario e nelle femmine dei problemi riproduttivi.[22] I gatti si nutrono anche di erba,[23][24] principalmente perché li aiuta nella digestione.[25] Precisamente, l'assunzione della Nepeta cataria è tanto caratteristica da averle fatto meritare il nome comune di "erba gatta", datole in realtà dal Mattioli (herba gattaria).[26] In passato anche il camedrio maro era ritenuto "erba da gatti".[26] Fra le erbe di possibile assunzione, c'è anche l'erba d'orzo.[27].
Molte erbe, tuttavia, provocano il vomito, con il quale l'animale si libera (rumorosamente) di eventuali boli costituiti dal pelo che ingerisce involontariamente quando si lecca durante le operazioni di pettinatura.[28] Altre erbe di comune assunzione comprendono l'Arctium, la Calendula, il Carum carvi, l'Anethum graveolens, l'Echinacea, l'Euphrasia, il prezzemolo, il rosmarino e la valeriana.[29]
Il cioccolato è tossico per i gatti, poiché contiene la teobromina che non può essere metabolizzata dal loro organismo (come pure da quello dei cani).
La maggior parte dei gatti domestici viene alimentata con cibi industriali, ad esempio croccantini o scatolette di umido, mentre alla restante parte viene somministrata una dieta casalinga cotta o a crudo, ad esempio la dieta BARF.
Già nei primi mesi di vita si possono osservare dei giochi di caccia nei gattini, talvolta utilizzando la coda della madre. Anche il gatto utilizza le classiche tecniche di caccia dei felidi, basate sull'appostamento e l'agguato. Tali tecniche vengono trasmesse dalla madre nell'infanzia dell'animale (primi cinque-sei mesi di vita) tramite il gioco.[30][31]
Per uccidere la preda il gatto la morde generalmente alla nuca, rompendo così la colonna vertebrale. Le prede più cacciate sono i piccoli roditori come i topi, ma possono anche essere lucertole, piccoli uccelli, pesci e insetti. Altre volte può anche attaccare ricci, conigli e serpenti. Non esita, in caso di bisogno, a nutrirsi anche di scarti.
I gatti domestici che hanno l'opportunità di cacciare fin da giovani divorano generalmente la loro preda. In genere, prima di ucciderla, giocano con essa prima di divorarla. Alle volte la portano al padrone considerandolo un genitore adottivo poco abile nella caccia.[32]